Buongiorno!
Oggi volevo parlare di una cosa, che fondamentalmente
potrebbe anche starci, ma che ai miei occhi è risultata un tentativo di
arrampicarsi sui vetri del palazzo della Democrazia: le Quirinarie. Premessa:
la mia non vuol essere prettamente una critica politica, ma tecnica più che
altro. Molti elettori nell’immediato
post-elettorale, rivendicavano con orgoglio che il loro partito avrebbe chiesto
loro un parere sul futuro candidato alla Presidenza della Repubblica. E’ così
che Grillo e Casaleggio mettono su le Quirinarie, una sorta di sondaggio on
line aperto agli elettori da cui sarebbero venuti i candidati che poi sarebbero
stati votati dagli stessi elettori. Complicato, ma bello…almeno sulla carta.
Cominciano a venir fuori poi delle limitazioni su chi può esprimere il suo
voto. Testualmente tratto dal blog di Grillo: "per votare, le persone devono aver inviato il documento digitalizzato
alla pubblicazione di questo articolo, 30 marzo 2013, ed essersi iscritte al
MoVimento 5 Stelle entro il 31/12/2012". Non risulta molto chiara neanche la
modalità di scrutinio che viene fuori verrà fatta da una società di comodo
dello stesso Casaleggio. Per carità ammettiamo che giustamente le paranoie su
possibili infiltrazioni estranee al movimento, che poi in parte si sono
rivelate fondate visto l’attacco di hacker,
possano aver condizionato gli organizzatori, ma a questo punto la famosa
Democrazia on line auspicata da Casaleggio&Co. ne esce abbastanza a pezzi. Dalle Quirinarie
il primo nome a uscire come candidato alla Presidenza della Repubblica è la
conduttrice di Report, la giornalista Gabanelli Milena Jole, che si prende una
notte per riflettere e poi rifiuta. Gino Strada, arrivato secondo rifiuta all’
istante, visto che gia con l’associazione Emergency ha il suo bel da fare
(forse almeno i candidati potevano sceglierli loro chiedendo anticipatamente la
loro disponibilità). Si arriva al terzo candidato, Stefano Rodotà, che ci pensa
e poi da la sua disponibilità. I parlamentari del M5S allora vanno in
parlamento e propongono Stefano Rodotà come loro candidato alla presidenza
della Repubblica. Digressione: Stefano Rodotà per carità ha partecipato
abbastanza attivamente alla campagna elettorale del PD, essendo da sempre
membro del pensiero di sinistra e anche ex parlamentare P.C.I. e ministro ombra
di Occhetto, candidato premier nel 1994, anno della ascesa di Berlusconi in
politica: ma Rodotà in passato è stato anche bersaglio della critica dello
stesso Grillo, visto che ai suoi occhi il professore rappresenta l’ emblema
dell’odiata casta fatta di vitalizi, pensioni d’oro, mandati plurimi e così
via. Comunque sull’intelligenza e la professionalità di Rodotà nessuno spero ha
mai avuto dubbi. Al primo scrutinio Rodotà si scontra con il candidato PD, scelto
il accordo con altre forze del parlamento, l’ On. Franco Marini: scoppia il
putiferio. Nelle piazze la gente protesta, urla all’imbroglio, si sente presa
in giro, vengono occupate le sedi del PD, bruciate tessere. Qui vorremo fare
una piccola digressione, premettendo che fui anche io fermamente contrari
alla candidatura di Marini: il Partito
Democratico in quel caso ha semplicemente dovuto seguire la Costituzione
Italiana che richiede alle forze politiche durante i primi 3 scrutini di
eleggere un Presidente con larghe intese, da qui il quorum ai 2/3 dei votanti.
Stefano Rodotà non rappresentava l’identikit ideale di questo candidato, e
finire per votarlo al quarto scrutinio sotto proposta del M5S sarebbe comunque
stato un suicidio politico per il PD, magari non nell’immediato, ma nel futuro
prossimo probabilmente.
Ma torniamo alle Quirinarie: il Movimento 5 Stelle alle
elezioni politiche di soli 2 mesi prima prese poco più di 8 milioni di voti, un
risultato pazzesco per una forza politica affacciatasi per la prima volta. Nel
periodo in cui abbiamo assistito alle Primarie del centrosinistra e alla grande
partecipazione che ci fu, più di 3 milioni di persone, dal movimento del cambiamento si aspettava un
risultato almeno paragonabile. Gli aventi diritto a partecipare al voto erano 48.292,
di cui hanno votato 28.518 iscritti. Di questi voti il candidato alla
Presidenza della Repubblica del Movimento 5 Stelle Stefano Rodotà, arrivato
terzo, ne raccolse la bellezza di 4.677.
Non credete, la Gabanelli arrivata prima ne ha presi 5.796.
Il referendum online è stato fatto per evitare “inciuci di
palazzo”. ”Ci auspichiamo che anche le
altre forze politiche, per una scelta così importante, consultino direttamente
i loro iscritti” ha spiegato il capogruppo M5s al Senato Vito Crimi, quello
che un anno fa accusava chi dormiva in Parlamento e ora ci dorme pure lui. C’è
modo e modo di consultare la propria base e da qui la tagliente risposta di
Enrico Letta durante le consultazioni proprio con gli esponenti del Movimento,
molto ben giustificata. Prendiamo le
primarie per il candidato sindaco di Roma: Marcello De Vito, candidato M5S, ha sbaragliato la concorrenza interna con la bellezza di 532 voti. Anche Ignazio
Marino del “pdmenoelle” (come lo definisce Grillo) ha vinto nettamente sugli
altri cinque candidati, ma con quasi 50 mila voti, quasi il doppio di quelli
che hanno votato a queste Quirinarie che
sembrano sempre più della forza delle
Fruttolimpiadi di Fruttolo.
Per questo io preferirei che il Movimento 5 Stelle invece
che voler continuare a passare per i più puri, i più furbi, i più onesti, invece che voler fare a tutti lezioni su
giustizia, democrazia e moralità facessero quello per cui molti li han votati e
che molti che non li han votati si aspettavano facessero: collaborare a
ripulire il sistema e rispingere la politica verso il basso, il popolo. Per
questo tolte le parole che possono piacere o no mi è piaciuto molto per
l’energia espressa l’ intervento del deputato M5S alla Camera Andrea Colletti durante
le dichiarazioni di voto per la fiducia al governo Letta. Per quanto anche a mioo parere i toni sono stati parecchio alti, va riconosciuto il coraggio del
deputato per aver mosso certe accuse dentro il Parlamento. Onore delle armi.
Vi invito a vederlo e a dirmi anche voi cosa ne pensate. Intervento alla Camera del deputato M5S Andrea Colletti
Un saluto
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